Gonfiore e dolore addominale? Forse la soluzione è una dieta low FODMAP
27.01.2016 15:13Molte persone soffrono di fastidiosi sintomi gastrointestinali: gonfiore, senso di distensione, dolore diffuso, aria, diarrea che si alterna a stitichezza. Spesso si parla di affezioni idiopatiche senza una causa accertata che prendono il nome di Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS da Irritable Bowel Sindrome) o di Disordini Funzionali Gastrointestinali (FGID). Non esistono protocolli e linee guida terapeutiche, ma un possibile approccio alla riduzione dei disturbi è quello suggerito dalla dieta FODMAP.
Il termine FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols, cioè mono- di- oligo- saccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di un gruppo di carboidrati che comprende fruttosio, lattosio, fruttani, galattani e polioli come lo xylitolo, il sorbitolo e il mannitolo. Si tratta di sostanze che hanno tre caratteristiche in comune:
- · sono scarsamente assorbite nell’intestino tenue;
- · sono molecole piccole, quindi osmoticamente attive, in grado di richiamare acqua nel lume intestinale;
- · sono rapidamente fermentate dai batteri intestinali, con produzione di gas.
Numerosi studi hanno confermato queste proprietà per queste sostanze e nel caso dei polioli, utilizzati come dolcificanti ipocalorici in molti cibi, hanno portato ad indicare in etichetta il rischio di effetti lassativi connessi ad un consumo elevato.
Cos’è la dieta Low FODMAP:
La dieta Low FODMAP si basa sulla restrizione del consumo di elementi ricchi dei carboidrati indicati per un determinato periodo di tempo. Questo dovrebbe determinare una regressione dei sintomi e un miglioramento del benessere gastrointestinale. Gli studi sull’efficacia terapeutica delle diete sono molto difficili da condurre, sia per la complessità di molte diete sia per le notevoli modifiche necessarie allo stile di vita dei partecipanti, tuttavia negli ultimi anni si sono susseguiti diversi studi relativi alla bontà della dieta FODMAP che hanno mostrato sostanziali benefici e una elevata aderenza da parte dei pazienti.
Un potenziale problema nello stilare diete a basso contenuto di FODMAP è dovuto all’assenza di dati precisi del contenuto di queste sostanze in cibi diversi e dalla difficoltà di stabilire dei valori di soglia di consumo, visto che non è il contenuto di un singolo cibo ma il contenuto totale di FODMAP consumato nel pasto a determinare la comparsa o meno dei sintomi.
In generale possiamo affermare che è una dieta complessa: è necessario eliminare tutti i cibi ricchi di queste sostanze per un periodo che va dalle due alle sei settimane. Questo dovrebbe portare ad una significativa riduzione dei sintomi. Prima di suggerire una dieta di questo tipo è necessaria un’approfondita indagine alimentare al fine di capire quali possano essere i cibi il cui consumo potrebbe essere causa dei sintomi lamentati.
Si tratta di una dieta che non può essere improvvisata e deve essere seguita secondo le indicazioni di un professionista che abbia confidenza e pratica con questo tipo di regime alimentare, in modo da fornire al soggetto informazioni dettagliate sui cibi da evitare completamente, su quelli da consumare con attenzione e su quelli che è invece possibile consumare liberamente. È necessario infatti fare attenzione e non escludere determinati cibi senza che se ne abbia una reale necessità. Nello stesso tempo, visto che è il contenuto totale di FODMAP a creare problemi è bene pianificare con attenzione il consumo di certi alimenti e, nel caso i risultati non fossero quelli sperati, sarà necessario valutare la bontà dell’aderenza alla dieta e il concomitante consumo di altri cibi come amido resistente, fibre, additivi chimici, grassi etc. che potrebbero contribuire alla sintomatologia evidenziata.
Se nel corso della dieta si è verificata una riduzione dei disturbi, dopo un periodo che va dalle due alle sei settimane, si potrà cominciare a reinserire in maniera attentamente controllata i vari alimenti ricchi di FODMAP: lo scopo è di determinare quali cibi, in quali quantità e con quale frequenza di consumo, siano in grado di scatenare i sintomi. Ovvio che gli alimenti così identificati andranno consumati con molta attenzione e in quantità misurate.
È importante sottolineare che un ruolo molto importante nello sviluppo dei disturbi potrebbe essere dovuto anche ad alterazioni della flora batterica intestinale con riduzione delle specie di Bifidobacterium e Lactobacillus, aumento di Clostriudium, in grado di fermentare i FODMAP, e sovracrescita batterica nel tenue che potrebbe anche causare rallentamento del transito intestinale. In alcuni casi è possibile suggerire una supplementazione con probiotici selezionati al fine di correggere questi squilibri nella popolazione batterica intestinale.
È importante pianificare la dieta in modo da mantenere un contenuto adeguato di fibre e di amido, per evitare un’eccessiva riduzione dell’introiti di materiale prebiotico e potenziali problemi relativi alla motilità, soprattutto dell’intestino crasso, e alla potenziale genesi di lesioni cancerose.
La dieta FODMAP Ha mostrato una buona efficacia, oltre il 75% dei soggetti che la seguono registra decisi miglioramenti e, dopo la fase di reintroduzione, spesso permette di alzare la soglia di tolleranza nei confronti di cibi scatenanti.
Fonte: https://www.mauriziotommasini.it/la-dieta-fodmap/
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